21 DICEMBRE SOLSTIZIO D’INVERNO – Celebriamo YULE – Origini del Natale
Yule è la festa del Solstizio d’Inverno che, nel mondo occidentale, corrisponde al Natale.
Come abbiamo già detto per il Solstizio d’Estate, il termine “solstitium” significa “sole fermo” che, dopo aver raggiunto il suo punto più basso, riprende la sua risalita. Infatti la notte del Solstizio è la più lunga dell’anno, dopo di che le giornate cominciano ad allungarsi.
Sembra che la parola Yule derivi dall’antico germanico “jól” o dall’anglosassone “géohol” che era la stagione della caccia dopo la fine del raccolto.
Si pensa che il termine norreno “Hjól” (ruota) faccia riferimento al fatto che, durante il Solstizio d’Inverno, la “ruota dell’anno” si trova al suo estremo inferiore.
Yule è una festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Vecchio Sole muore e si trasforma nel Sole Bambino che, giorno per giorno, diventerà sempre più ricco di energia.
In alcune tradizioni si commemora la sconfitta del “Re Agrifoglio”, simbolo del sole in declino e dell’anno vecchio, ad opera del suo successore, il “Re Quercia” che rappresenta l’anno nuovo ed il sole che inizia la sua ascesa.
Il Solstizio d’Inverno iniziò ad essere celebrato già in epoca preistorica con riti e con l’accensione di fuochi per assicurare la rigenerazione del sole e incoraggiarne la sua ripresa di vigore.
SIGNIFICATI ANTICHI
L’adorazione del Sole era praticata da tutte le popolazioni antiche perché la vita era possibile solo grazie al suo calore che faceva crescere e maturare i frutti della terra. Sin da tempi remoti venivano svolti rituali per favorire il ritorno dell’astro luminoso ogni mattina per cacciare le tenebre della notte.
I Celti veneravano il dio solare Belenos con la sua controparte femminile Belisama. Anche l’irlandese Lùgh era una divinità della luce splendente e dei raccolti e un ruolo privilegiato rivestiva la dea Brigit, la triplice dea considerata la Grande Madre dei Celti e Custode del Fuoco Sacro.
Nell’Antico Egitto Rā era venerato dai sacerdoti di Heliopolis già durante la V dinastia (2500 -2350 a.C.), unito al culto di Osiride, Horus e di Aton da parte del Faraone Eretico, Akhenaton.
In Mesopotamia si venerava il dio Shamash, da cui deriva il termine arabo “Shams”, che significa sole. In Grecia Helios era il dio Sole ma Apollo, figlio di Zeus, aveva forti connotazioni solari, quando attraversa il cielo sul suo carro solare ed Eracle era un eroe solare.
Surya era il dio Sole dell’India vedica ed è femminile, mentre Savitri era il dio del sole all’alba e al tramonto.
In Sudamerica Inti era il dio del Sole dell’Impero Inca.
In Giappone il Sole è femmina: la dea dello shintoismo, Amaterasu, è la regina di tutti gli esseri divini ed è considerata sovrana dell’universo. Anche i Germani veneravano una dea solare chiamata Sól o Sunna.
Nei primi secoli dell’Impero Romano venne adottato il culto del “Sol Invictus” (invincibile), un culto orientale legato al dio solare Mithra, proveniente dallo Zoroastrismo dell’Antica Persia, tanto che l’imperatore Eliogabalo (218-222 d.C.) fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino.
Ma fu l’imperatore Aureliano (270-275 d.C.) che consacrò il tempio del Sol Invictus (fatto costruire alle pendici del Quirinale) il 25 dicembre 274, durante una festa chiamata “Dies Natalis Solis Invicti” (Giorno di nascita del Sole Invitto). La festa del “Dies Natalis Solis Invicti” divenne via via sempre più importante in quanto si innestava sulla festa romana più antica dedicata a Saturno e potrebbe essere diventata la giornata di chiusura dei Saturnalia che si svolgevano inizialmente prima del Solstizio, dal 17 al 23 dicembre.
Ai Saturnalia partecipava tutto il popolo senza distinzione tra classi sociali. C’era come un sovvertimento dell’ordine costituito, un caos primordiale, in cui i servi diventavano padroni e i padroni dovevano servirli, in ricordo di una mitica Età dell’Oro durante la quale regnava la pace e l’eguaglianza. In questo periodo era permesso il gioco d’azzardo, proibito per tutto il resto dell’anno.
La festa si svolgeva per strada, con fiere, spettacoli e mercatini (da cui i nostri mercatini natalizi). Le città venivano addobbate con ghirlande, rami e fiori invernali, nastri colorati, fiaccole, bracieri accesi davanti ai templi (le luci di Natale).
Inoltre ci si scambiava piccoli doni simbolici, detti strenne (dalla Dea Strenua, la dea del Solstizio d’Inverno) a base di candele, noci, datteri e miele.
NATALE CRISTIANO
Essendo il Solstizio un periodo di rinascita, il ritorno del Sole ha favorito la discesa e la manifestazione di esseri divini sulla terra: infatti il 25 dicembre è associato al giorno di nascita di parecchie divinità quali Mithra, Tammuz, Osiride, Zoroastro, Attis, Bacco, Lao Tze, Krishna e il Gesù cristiano.
Il Natale è la versione cristiana della rinascita del sole, dopo la sua morte simbolica, fissato al 25 dicembre dal papa Giulio I (337-352) per creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana. Quindi il dio Sole precristiano è stato sostituito da Gesù Cristo in qualità di “Sole di giustizia”.
Prima di questo evento l’Imperatore Costantino, che liberalizzò il culto e proibì la persecuzione dei cristiani, aveva stabilito che il giorno del Sole, “Dies Solis”, chiamato anche “Dies Dominicus” – giorno del Signore – doveva essere dedicato al riposo con un decreto del 7 marzo 321.
Che il Natale cristiano derivi dalle celebrazioni del Solstizio pagano è testimoniato dal fatto che nelle lingue scandinave, il termine Jul o Jól significa sia “Yule” che “Natale”.
L’ALBERO DI NATALE E IL VISCHIO
Per i Celti l’albero sacro del periodo era l’abete bianco. Questo albero era considerato l’albero cosmico, il mezzo di unione tra Terra e Cielo.
Fu scelto l’abete perché è un sempreverde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno.
Era un simbolo fallico, di fertilità e abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità e bruciare l’albero nel fuoco poteva propiziare il ritorno del sole e nello stesso tempo attirare fortuna e prosperità alla famiglia.
Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera.
Questa antica tradizione è diventata il nostro albero di Natale. Addobbare l’albero di Natale con luci e nastri colorati, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che più recentemente si è prolungato fino all’Epifania. Ancora oggi con il fuoco dell’abete, si bruciano simbolicamente le negatività del passato ed è un segno di buon auspicio per il nuovo anno.
I Celti consideravano il vischio una pianta donata dal cielo e ritenevano che fosse nata dove l’albero ospitante era stato colpito da un fulmine, e quindi simbolo della discesa divina sulla terra. I druidi lo raccoglievano con un preciso rituale, descritto da Plinio il Vecchio nel suo trattato “Naturalis Historia”. Il vischio era talmente sacro che solo il capo druido era autorizzato a raccoglierlo con un falcetto d’oro.
Il vischio è una piccola pianta cespugliosa semiparassita che cresce sui rami degli alberi e
non tocca mai terra. In pratica sono gli uccelli (considerati messaggeri degli dei) che mangiando le sue bacche le trasportano su altri alberi, quindi nel suo ciclo vitale è coinvolto sia il regno vegetale che quello animale ed è per questo che le popolazioni celtiche la consideravano una pianta benedetta dagli dei che facilitava la comunicazione con l’Altro Mondo.
Le sue proprietà terapeutiche erano conosciute per curare diverse malattie e pare che i druidi, dopo la raccolta, facessero macerare le piante in abbondante acqua che poi veniva distribuita agli ammalati.
Grazie alle sue bacche trasparenti e biancastre il vischio era ritenuto un simbolo lunare ed il vischio raccolto su una quercia, oltre ad essere raro era particolarmente efficace perché rappresentava l’unione di un simbolo solare, la quercia, con uno lunare.
Nonostante la Chiesa abbia cercato di sostituire il vischio druidico con l’agrifoglio cristiano, la tradizione di baciarsi sotto il vischio è arrivata fino ai giorni nostri, anche se si è spostata al Capodanno. Comunque non vi è dubbio che il vischio che acquistiamo nel periodo natalizio viene percepito come un simbolo di protezione della casa, di buona fortuna e ben augurante per l’anno nuovo.
LA LUCE RITORNA
Se osserviamo la natura questo dovrebbe essere un periodo di riposo, di introspezione e rilassamento. Non è così nella nostra società, dove i giorni che precedono il Natale sono particolarmente frenetici. La natura consiglierebbe un riposo solstiziale per prepararsi a vivere un nuovo ciclo ma feste, acquisti e celebrazioni possono portare stress e ansia.
Per rispettare i ritmi naturali dovremmo prenderci del tempo per noi, magari durante le vacanze natalizie, per leggere, meditare, curarci del nostro corpo e rilassarci.
Questa è anche un’opportunità per risvegliare la nostra luce interiore: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.
E’ bene lasciar andare le vecchie idee, i dubbi ed i progetti compiuti per prepararci a nuovi inizi. Visto che il Solstizio è molto vicino all’inizio del nuovo anno nel nostro calendario, è il momento di lasciarsi alle spalle il passato e camminare verso una nuova Luce. Come in tutte le cose, il vecchio deve morire per far spazio al nuovo.
Gli antichi usavano festeggiare il Solstizio per 12 giorni da cui derivano le “12 Notti Sante” che per noi rappresentano il periodo che va da Natale all’Epifania, cioè dalla nascita di Gesù al giorno della sua presentazione al mondo, cioè la sua manifestazione. Questo è un periodo magico perché le 12 notti simboleggiano i 12 segni zodiacali e i 12 mesi del nuovo anno.
Nelle Isole Britanniche gli antichi megaliti ci raccontano delle celebrazioni del Solstizio da parte degli antenati preistorici. Stonehenge al Solstizio d’Inverno è quasi più frequentato che al Solstizio d’Estate. Il sole sorge all’alba del Solstizio attraverso il trilite di Sud-Est proprio sopra la Pietra Altare.
Ma un altro monumento è ancora più famoso per il Solstizio d’Inverno ed è quello di Newgrange, in Irlanda, risalente a più di 5000 anni fa.
Il 21 dicembre 1967 il professor M.J. O’Kelly e sua moglie Claire ebbero modo di assistere ad un fenomeno straordinario. Mentre si trovavano nella tomba a corridoio di Newgrange, un raggio di luce invernale entrò dall’ingresso principale inondando la camera di un suggestivo bagliore dorato. Essi furono i primi testimoni oculari di un evento solstiziale dopo millenni.
Nel mito egizio invece non vi sono fenomeni naturali da osservare ma la dea Iside fa da ponte tra il Vecchio Sole, Osiride, ucciso dal fratello Seth e il Nuovo Sole, il figlio Horus, che nasce proprio al Solstizio d’Inverno, divenendo così Figlio della Luce e Signore dei raccolti.
RITUALE
Questo rituale può essere celebrato in solitudine, come richiede il periodo di riflessione, o in gruppo. L’importante è che un tripudio di lumi illuminino l’ambiente. Se avete fatto l’albero di Natale, accendete anche le sue luci colorate.
Decorazione dell’altare:
- abbondate con candele di diversi colori: le candele scure rappresentano le tenebre mentre quelle bianche, gialle, arancio, rosse, d’oro, d’argento rappresentano la luce
- non può mancare il vischio o un ramo di agrifoglio, anche ornati da nastri colorati
- immagini di divinità solari e Dee Madr
- un piccolo braciere con l’incenso
- frutta secca, pigne, mele, pere, agrumi, dolci
- birra, idromele, vin brûlé
Chi vuole può preparare un foglio di carta bianca su cui scrivere i pensieri o gli atteggiamenti che si vogliono abbandonare. Poi visualizzate i doni che desiderate ricevere nel nuovo anno e gli obiettivi che volete raggiungere.
Mettete il vischio o l’agrifoglio al centro dell’altare e accendete tutte le candele.
Dopo aver invocato gli elementi e le 4 direzioni, recitate la seguente invocazione:
“Mentre l’oscurità avvolge il mondo
Una tenera luce si avvicina in questa notte benedetta
Celebriamo la Nuova luce che illumina la terra
E accogliamola nei nostri cuori
Benvenuta, luce del nuovo Sole
Che sconfiggerà ogni tenebra”
Brindate e mangiate dolci mentre ringraziate le energie cosmiche del Solstizio.
Dopo aver offerto parte delle libagioni alla terra bruciate il foglio di carta con i vostri desideri.
Buon Yule e ritorno della luce a tutte voi
Maria Maffucci